Stop alla violenza in corsia

Il 12 marzo, in occasione della Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, SIMEU e FIASO hanno promosso un incontro pubblico a Pisa dedicato a Barbara Capovani, occasione per evidenziare la situazione preoccupante che si traduce in una peggiore qualità dell’assistenza.

Il 21 aprile 2023 Barbara Capovani, psichiatra, veniva aggredita e uccisa nell’Ospedale Santa Chiara di Pisa, di fronte al reparto di psichiatria.

È stato dedicato alla sua memoria l’incontro promosso lo scorso 12 marzo – Giornata Nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari – dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza e dalla Federazione italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, dal titolo “Curiamo la fiducia tra cittadini e SSN” con l’obiettivo di stimolare una alleanza costruttiva tra cittadini e professionisti sanitari, perché episodi come quello possano non ripetersi mai più.

Il sondaggio SIMEU

Per comprendere la percezione nei confronti del tema da parte dei professionisti della medicina di emergenza-urgenza, SIMEU ha condotto nei giorni precedenti un sondaggio istantaneo – cui hanno partecipato circa 500 professionisti di cui il 70% medici, il 28% infermieri e il 2% operatori sociosanitari.

I principali risultati

Il 98% dei partecipanti è risultato concorde nel ritenere che la violenza contro gli operatori dell’emergenza-urgenza danneggia soprattutto i cittadini in quanto riduce la qualità delle cure, la disponibilità dei professionisti e ne determina una fuga.

Altresì, è emerso che la quasi totalità degli operatori italiani dell’emergenza-urgenza ha ricevuto un qualche tipo di aggressione, di cui oltre la metà un’aggressione fisica (54%).

«Dalla nostra survey emergono inoltre alcuni scenari allarmanti», ha sottolineato Alessandro Riccardi, presidente SIMEU. «Il 10% dei nostri intervistati abbandonerebbe immediatamente il sistema dell’emergenza-urgenza se ne avesse la possibilità. Nel 90% delle risposte la causa degli abbandoni risiede in un ambiente lavorativo gravato da questioni non proprie dell’emergenza-urgenza, come il boarding e gli accessi non urgenti.

Le aggressioni portano infine ad un cambiamento profondo dell’approccio degli operatori: la quasi totalità del nostro campione afferma che gli episodi violenti sul personale sanitario portano a un tangibile peggioramento del servizio: quando un cittadino aggredisce anche solo verbalmente un operatore, non fa altro che danneggiare sé stesso».

La survey evidenzia, infatti, che il 64% dei professionisti ha modificato il proprio atteggiamento nei confronti dei pazienti proprio a causa delle aggressioni subite.

La conflittualità produce una diminuzione della qualità delle cure

L’indagine conferma quanto già era noto, «ma introduce un elemento nuovo che merita attenzione: gli stessi operatori riconoscono che la conflittualità produce una diminuzione della qualità delle cure che danneggia tutti e genera un circolo vizioso che tende a peggiorare progressivamente», ha enfatizzato Fabio De Iaco, past president SIMEU.
«La soluzione indicata dalla maggioranza dei professionisti intervistati (88%), risiede non tanto nell’inasprimento delle pene quanto piuttosto nel miglioramento del servizio, oltre che nello sviluppo di una comunicazione efficace ai cittadini, centrata sul valore e sulla complessità del servizio stesso».

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