Da uno studio italiano condotto dall’Istituto Europeo di Oncologia, dalle Università Bocconi di Milano e Ca’ Foscari di Venezia e dal Centro di Riferimento Oncologico di Aviano sono emersi tre profili: altamente social, moderatamente social, scettico.
I social media sono sempre più importanti anche a livello professionale, non solo per chi si occupa di visibilità o vuole proporre servizi, ma anche per i medici.
Una survey condotta da ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano in collaborazione con esperti dell’Università Bocconi, dell’Università Ca’ Foscari e del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano ha valutato il rapporto degli oncologi italiani con questi strumenti.
Uno sguardo alla survey
Pubblicata su JCO Global Oncology, la survey è partita da un campione di 245 partecipanti, tra specialisti e specializzandi, ricevendo risposte da 116, che sono stati inseriti nelle analisi successive.
I partecipanti hanno un’età compresa tra 26 e 71 anni e operano a diversi livelli di carriera.
28 le domande del questionario utilizzato, accuratamente elaborate in collaborazione tra oncologi, esperti di social media e membri della LILT, con la partecipazione del presidente dell’Associazione Scientifica Sanità Digitale.
22 domande sono incentrate proprio sui social, chiedendo ai partecipanti che uso ne fanno nella vita privata e professionale, che tipo di profilo hanno, quali piattaforme prediligono, che tipo di interazione hanno con i pazienti, che tipo di comunicazione adottano e così via.
Profili emersi e considerazioni generali
Il 70% dei medici che hanno risposto al questionario utilizzano piattaforme social per la propria comunicazione. Da un’analisi più approfondita delle risposte ottenuti, gli autori hanno evidenziato tre profili di utente: moderatamente social (38%), altamente social (31%) e scettico (31%).
Si osserva, inoltre, che sono i medici più anziani e a più alto livello di carriera a utilizzare maggiormente i social, mentre i più giovani li considerano molto meno.
Si tratta di una evoluzione interessante, come sottolineato da Luca Buccoliero, della Bocconi: “l’evoluzione che osserviamo oggi nell’uso dei social da parte dei medici potrebbe essere causata dalle differenze geografiche e temporali, ma soprattutto dal cambiamento dei modelli di utilizzo da parte della generazione digital naïve, che ha vissuto la transizione digitale sui social, rispetto ai nativi digitali per i quali i social sono un’espressione naturale dell’esperienza comunicativa”.
Rispetto a precedenti studi statunitensi, infatti, si possono evidenziare differenze importanti, soprattutto per il grande uso che dei social fanno i medici più esperti.
Confronto con studi precedenti
Se si confrontano questi dati con quelli di altri studi italiani sul tema, condotti su medici di altre specialità, le somiglianze sono molte.
Come esprime Mattia Garutti, oncologo del CRO di Aviano: “possiamo affermare che la maggioranza dei medici considera i social uno strumento valido per disseminare nuove conoscenze, fornire aggiornamenti senza limiti geografici o di costo, promuovere un approccio critico alle posizioni degli opinion leader, creare nuove connessioni, incoraggiando nuove collaborazioni e reclutare pazienti per gli studi sperimentali.
I rischi vengono percepiti, primo fra tutti la circolazione di informazioni scorrette e la possibile violazione della privacy. È evidente tuttavia che i benefici superano ampiamente questi rischi”.
Lo studio è stato coordinato da Manuelita Mazza, oncologa dello IEO, con la supervisione del prof. Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dello stesso istituto, e ha visto la partecipazione anche di Elena Bellio dell’Università Ca’ Foscari.
Al disegno di studio ha inoltre partecipato Luigi O. Molendini, medico legale dello IEO, mentre all’interpretazione dei dati hanno attivamente contribuito due specializzandi dello IEO, Elena Battaiotto e Carmine Valenza.
Studio: Elena Battaiotto et al., Role of Social Media for Medical Oncologists and Medical Oncology Fellows (SMARTY): An Italian Cross-Sectional Study. JCO Glob Oncol 11, e2400445(2025). DOI:10.1200/GO-24-00445