La terapia di mostra particolarmente utile nelle donne over 70, anche senza associazione alla terapia ormonale. I risultati dello studio EUROPA.
Circa il 40% delle nuove diagnosi annuali per tumore al seno riguardano donne over 65. Donne potenzialmente fragili, perché spesso portatrici di comorbidità, e per le quali occorre studiare percorsi terapeutici mirati. Soprattutto dopo i 70 anni, inoltre, non è raro che le diagnosi avvengano con tumore in fase avanzata, perché per queste donne non è più previsto lo screening gratuito.
Lo studio di fase III EUROPA prende in considerazione donne over 70 con tumore al seno, studiando gli effetti della radioterapia adiuvante e della terapia ormonale adiuvante sulla qualità di vita delle pazienti, dopo asportazione conservativa del tumore.
I primi risultati sono pubblicati su Lancet Onchology e sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium, in Texas, uno dei congressi annuali più importanti sul tumore alla mammella.
Lo studio EUROPA
Promosso dal Dipartimento di scienze biomediche e sperimentali Serio dell’Università degli Studi di Firenze, lo studio EUROPA vede la partecipazione di svariati centri esperti italiani, del Nord e del Centro Italia.
Al momento sono state arruolate 731 pazienti, trattate o con radioterapia (365) o con terapia ormonale (366) dopo l’intervento chirurgico per il controllo della malattia. I dati già pubblicati riguardano però 207 pazienti, 104 del gruppo radioterapia e 103 del gruppo ormonale.
I primi risultati mostrano chiaramente che, a 24 mesi, la terapia ormonale determina una diminuzione della Qualità di vita legata alla salute (HRQOL).
Questi primi risultati confermano “quanto noi radioterapisti sappiamo da tempo. La radioterapia non è solo una terapia efficace, ma è anche in grado di preservare la qualità di vita delle pazienti, un aspetto cruciale soprattutto per le donne over 70 che rappresentano buona parte delle oltre 50 mila donne che ogni anno si ammalano di cancro al seno in Italia. È un risultato che dimostra il valore di trattamenti mirati, capaci di garantire controllo della malattia, senza compromettere il benessere quotidiano”, dichiara Marco Krengli, presidente AIRO.
Pietra miliare nella storia del tumore al seno
Icro Meattini, coordinatore dello studio e socio AIRO, professore associato di Radioterapia Oncologica presso l’Università degli Studi di Firenze e direttore della Breast Unit dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, aggiunge: “dalla letteratura scientifica sappiamo che combinare terapia ormonale e radioterapia per i tumori al seno a basso rischio di recidiva nelle donne anziane e potenzialmente fragili, può essere un trattamento eccessivo in alcuni pazienti.
Negli ultimi anni si è cercato di ottimizzare le cure, ma fino a oggi gli studi si sono concentrati solo sull’eliminare la radioterapia. Questo studio, invece, è il primo che mette a confronto due approcci separati, dove in un caso c’è solo la terapia ormonale e nell’altro solo la radioterapia.
E per la prima volta abbiamo valutato non solo il rischio di recidiva locale, ma anche l’impatto delle terapie sulla qualità di vita delle pazienti. I risultati ci aiuteranno a capire, a parità di efficacia, quale trattamento sia meno invasivo per migliorare la vita delle donne”.
La conclusione dello studio è prevista entro il 2029.
Studio: Meattini I, De Santis MC, Visani L, et al. Single-modality endocrine therapy versus radiotherapy after breast-conserving surgery in women aged 70 years and older with luminal A-like early breast cancer (EUROPA): a preplanned interim analysis of a phase 3, non-inferiority, randomised trial. The Lancet Oncology