MIRE, un esempio di progettazione integrata e partecipata

Prospetto sud-est (credit: Binini Partners; immagini realizzate da: Wolf Visualization Agency)

A lungo atteso dalla cittadinanza, il progetto del MIRE conclude il percorso di potenziamento e rinnovamento del principale ospedale reggiano, proponendosi come struttura d’eccellenza per la donna, il neonato e il bambino.

L’ing. Tiziano Binini, fondatore e presidente di Binini Partners, ha coordinato la progettazione del MIRE (Maternità Infanzia Reggio Emilia), in realizzazione presso l’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova: «quella del MIRE è la storia di un successo costruito passo dopo passo, che ora attende solo di essere concretizzato.

Ing. Tiziano Binini – Binini Partners (credit: Antinori)

Il progetto è l’ultimo fra quelli previsti dal piano di riorganizzazione dell’Arcispedale, ed era forse il più atteso dalla comunità reggiana, che ha contribuito in modo determinante al percorso compiuto.
È il caso di CuraRE Onlus, una delle associazioni che si sono impegnate non solo per finanziare il progetto, ma anche per contribuire con la propria progettualità, mirata a valorizzare l’intero ospedale quale patrimonio collettivo di grande importanza sociale.

Uno degli aspetti più interessanti del progetto consiste nell’idea di integrare tutte le attività ospedaliere afferenti la donna e il bambino – ostetricia, ginecologia, neonatologia e pediatria, con la sola eccezione della procreazione medicalmente assistita – secondo un approccio fortemente indirizzato alla qualità globale dell’architettura, dei servizi e delle tecnologie».

Funzionalità e umanizzazione

L’integrazione delle funzioni specialistiche e l’umanizzazione degli ambienti sono fra i tratti distintivi del progetto.

«Nel panorama nazionale il MIRE si propone con un concept innovativo, che mette a sistema le competenze e l’esperienza che distinguono la cultura e le istituzioni reggiane per quanto riguarda l’offerta di servizi di elevata qualità al mondo dell’infanzia e alle famiglie.
Il progetto ha anche ottenuto dei riconoscimenti di livello internazionale, fra cui la menzione d’onore al The Plan Awards 2018 nella categoria Health Future.

Ci siamo focalizzati sullo sviluppo di una struttura ospedaliera d’eccellenza, in grado di offrire un’assistenza il più possibile individualizzata e, al contempo, capace di soddisfare anche le esigenze della cerchia familiare sotto il profilo dell’accoglienza, nel pieno rispetto dei principi alla base della progettazione ospedaliera a cominciare dalla differenziazione dei percorsi e dall’integrazione delle funzioni.

Sezione prospettica con macroaree funzionali (credit: Binini Partners)

L’obiettivo principale era coniugare funzionalità e bellezza mantenendo un’immagine il più possibile domestica. L’approccio al tema dell’umanizzazione pervade l’intero progetto, già a partire dalla posizione stessa dell’edificio rispetto al territorio.
Il MIRE si configura infatti come uno dei principali punti d’ingresso all’ospedale e si differenzia dalle altre costruzioni – realizzate in mattoni facciavista – per il colore bianco dominante sulle facciate.

L’area a maggiore contenuto tecnologico, per esempio, si configura come una vera e propria piastra interventistica articolata a partire dai processi operativi che caratterizzano il punto nascita e l’area chirurgica, ma con l’obiettivo di creare relazioni trasversali anche per facilitare la condivisione dei servizi.
Il tutto senza pregiudizio per gli spazi di accoglienza e per la tutela della riservatezza.

Questa tensione verso l’integrazione fra funzionalità e umanizzazione è declinata praticamente ovunque.
La presenza di un giardino d’inverno, che potrà essere frequentato da bambini e personale, da mamme e familiari, e di spazi dedicati alla continuità dei percorsi educativi e alla preparazione al ritorno a casa, costituiscono ulteriori occasioni per mettere in relazione le persone, l’ospedale e il territorio».

I tempi della partecipazione

Quanto tempo è trascorso dalla progettazione all’apertura del cantiere?
«L’iter amministrativo ha scontato significativi ritardi, causati principalmente dai tempi eccessivamente lunghi per l’erogazione dei finanziamenti.
La gara per la progettazione è iniziata nel 2012 e si è conclusa alla fine del 2013, con sottoscrizione del contratto alla metà del 2014.
Si tratta di un progetto per un edificio di circa 17.000 m² che, grazie agli strumenti e alle tecnologie oggi a disposizione di chi progetta, non richiede più di 9 mesi per essere completato.

Prospetto nord-est (credit: Binini Partners; immagini realizzate da: Wolf Visualization Agency)

Purtroppo, la copertura economica dei primi due stralci si è concretizzata nel giugno 2019 e l’ultimo finanziamento – relativo alle opere del terzo stralcio – è stato confermato solo qualche mese fa.
Con questi tempi il rischio di portare a compimento progetti datati è molto elevato, anche perché gli imprevisti – è il caso del rinvenimento dei resti di un acquedotto romano nel sito di cantiere – sono all’ordine del giorno.

Lo sviluppo delle tecnologie, l’innovazione dei processi e l’evoluzione della domanda nella sanità procedono oggi con un passo decisamente più rapido rispetto a quello delle procedure amministrative. Personalmente ritengo indispensabile rendere più fluido l’iter che conduce alla realizzazione dei progetti pubblici, anche e soprattutto per soddisfare le legittime aspettative dei cittadini/utenti, che aspettano anni per godere di servizi allo stato dell’arte.

Di contro, questa dilatazione dei tempi ha senz’altro favorito la partecipazione, non solo delle associazioni private ma anche e soprattutto da parte dei professionisti che operano quotidianamente nell’ospedale. La condivisione degli obiettivi, l’incontro fra sensibilità differenti e l’opportunità di affrontare e risolvere i problemi mettendo a sistema competenze ed esperienze anche molto diverse costituiscono una grande ricchezza per il processo creativo».

«Il MIRE rappresenta un ulteriore passo in avanti per la dotazione di spazi e servizi dell’Arcispedale, che permetteranno di raggiungere un livello di qualità dell’assistenza ancora più elevato e prestigioso. La consegna dei lavori è avvenuta nel dicembre 2021 e la loro conclusione è prevista agli inizi del 2026.

La realizzazione del progetto corona un percorso ventennale di rinnovamento strutturale del presidio e consentirà il riuso degli spazi liberati all’interno degli edifici esistenti, per funzioni a bassa intensità di cura come ambulatori e servizi di supporto, consentendo un processo di graduale adeguamento normativo dei blocchi storici del Complesso Ospedaliero».

© Binini Partners_3
Prospetto sud-est (credit: Binini Partners)

Giuseppe La Franca, architetto