La parola sostenibilità e il concetto di sanità sostenibile sono in questo momento sulla bocca di tutti. Ma siamo i soliti “allenatori del lunedì” o ci stiamo costruendo una visione completa e strutturata del tema che ci consenta di portare a termine qualcosa di efficace sul sistema?

Se la definizione del dizionario Hoepli non contempla casi diversi da quello ecologico (definisce lo sviluppo sostenibile come un processo di sviluppo economico e produttivo tendente ad armonizzare lo sfruttamento delle risorse disponibili con il rispetto delle condizioni e delle compatibilità ambientali), sul sito della Treccani troviamo, invece, questa definizione più ampia: Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri, disegnando quindi un approccio che superi le tradizionali misure della ricchezza e della crescita economica basate sul PIL. In sintesi, stiamo parlando di un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente e la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale.

È chiaro come la sostenibilità sia un concetto che nel tempo è passato dall’ambito esclusivamente ambientale a un’idea più integrata che coinvolge anche le dimensioni economica, sociale e culturale. Ma soprattutto, è facilmente comprensibile che anche in questo caso stiamo parlando di un concetto multidimensionale e la multidimensionalità in sanità non è una novità (dovremmo saperla gestire).

Quali sono allora le dimensioni da considerare?

La relazione tra sostenibilità e sanità è stretta e si riflette in diversi aspetti, che vanno dalla gestione delle risorse naturali all’organizzazione dei sistemi sanitari, fino alla promozione della salute come bene comune.

Per un po’ di anni ci siamo concentrati sull’aspetto economico, con soluzioni più o meno fantasiose e più o meno efficaci per cercare un equilibrio economico del sistema che risulta tanto più necessario in un sistema quale quello italiano (in un sistema totalmente out of pocket potrei, almeno in linea teorica, far crescere i costi se incontrano la possibilità di spesa degli utenti). Questo con riflessi sia nella gestione della spesa diretta (riduzione delle basi d’asta, aggregazione del fabbisogno, payback ecc.) sia nell’approccio organizzativo, con uno sforzo di ottimizzazione che potrebbe però scontrarsi con una domanda che non cala (perché incontrollata? forse) e che quindi comporta un inevitabile aumento delle risorse dirette necessarie a far funzionare il sistema.

I recenti approcci concettuali che iniziano a guardare e considerare anche altri aspetti della sanità diversi dall’acuzie (sanità di prossimità, sociosanitario, sociale, well-being ecc.) e dall’evento “accesso alla struttura” potrebbero aiutarci a guardare il sistema nella sua completezza e quindi affrontare anche l’argomento sostenibilità con uno sguardo più ampio che potrebbe portare vantaggi.

La sostenibilità del sistema passa quindi almeno da tre direttrici (certamente non esaustive e rappresentate con alcun ordine d’importanza):

  • sostenibilità economica
  • sostenibilità ambientale
  • sostenibilità sociale e sociosanitaria.

Nei prossimi mesi proveremo a portare qualche contributo sui singoli argomenti, con una ovvia (dovuta al mio ruolo e professione) attenzione all’ambito tecnologico, al loro impatto e contributo alla sostenibilità del sistema.

Senza dubbio anche questo è un grande lavoro, interessante e complesso ma che può certamente dare un valore aggiunto al sistema e alla professione. E per questo è ragionevole affrontarlo.

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