Indagine QBE Insurance Europe sull’IA nelle Life Science

I risultati sono interessanti e vertono sulla ricerca, farmacologica e clinica, e sulla medicina personalizzata. Lo studio non manca di valutare anche i rischi associati ai cambiamenti in atto

Una recente indagine commissionata da QBE Insurance Europe approfondisce nel dettaglio l’impatto che l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate avranno, e stanno già avendo, sul comparto Life Science. Vediamo quali sono le opportunità emerse, che interessano la ricerca farmacologica, clinica e la medicina territoriale. Lo studio non manca poi di valutare anche i rischi associati al cambiamento in arrivo.

Tante le opportunità per la ricerca

Grazie alla sua capacità di analizzare rapidamente moli di dati impossibili da processare a mente, l’intelligenza artificiale promette di migliorare la ricerca, che sia farmacologica o clinica. Per quanto riguarda il mondo del Pharma, una delle aree che può trarre maggiore beneficio sull’IA è la scoperta di nuove formulazioni. Oggi per arrivare a un nuovo farmaco servono dai 10 ai 15 anni e investimenti elevatissimi, il tutto associato a un alto rischio di fallimento. L’IA dovrebbe rivoluzionare questa situazione.

La sua potenza di calcolo permette infatti di analizzare enormi librerie di strutture molecolari, prevedere l’attività biologica di molecole candidate a diventare farmaci e, una volta in fase si sviluppo, ottimizzarne le caratteristiche chimiche sia per aumentarne l’efficacia, sia per garantire sicurezza. Si può quindi ottenere una accelerazione delle fasi di sviluppo e cliniche del farmaco. Anche la sperimentazione clinica può giovare dell’ingresso dell’IA nelle Life Science: gli algoritmi possono contribuire a reclutare i pazienti, creare modelli predittivi per calcolare con maggior precisione i tassi di abbandono e quindi stabilire la dimensione corretta del campione, fino a ottimizzare i protocolli sperimentali. Obiettivo, rendere più rapidi e affidabili i risultati e favorire l’ingresso di nuove terapie o procedure in corsia.

L’IA e la medicina generale

L’avvento dell’IA nelle Life Science trasformerà anche il ruolo del medico di medicina generale, che sempre più sarà chiamato a una medicina altamente personalizzata. Grazie all’accesso ai profili genetici dei pazienti si potranno stabilire le dosi minime efficaci per il singolo paziente, migliorandone così i piani terapeutici e l’efficacia, riducendo al contempo il rischio di effetti collaterali. Il tutto in modo preciso e non empirico, come invece accade oggi. Lo stesso si può dire per l’uso di device medici, che potranno essere prodotti “su misura” per il paziente, nel rispetto della sua unicità anatomica, per esempio. Aumenterà così la compatibilità del dispositivo con il soggetto, riducendo nel contempo gli effetti collaterali. Vediamo quali sono i rischi possibili.

Quali sono i rischi?

Tre le principali categorie di rischio. La prima viene dal web e consiste in attività Malaware che possono danneggiare gli algoritmi sviluppati e ledere la privacy dei pazienti. La seconda, viene dalle fasi di progettazione: se non sono precise, se si scelgono le variabili sbagliate e così via, il software lavorerà male. Il terzo punto sta nella formazione del personale che utilizzerà i software e che dovrà essere pronto. VI sarà quindi un aumento delle richieste al personale medico, che dovrò acquisire nuove competenze. Stefania Pesatori, Life Science underwriter di QBE Italia, chiede alle compagnie assicurative <<flessibilità>>, per superare questo momento di transizione. <<Per gli assicuratori, supportare l’integrazione di queste tecnologie vuol dire non solo contribuire a ridurre i costi delle cure, ma anche migliorare significativamente l’accesso a trattamenti personalizzati e innovativi per i pazienti. Nei prossimi anni potremmo assistere ad un cambio di paradigma, che metterà davvero il paziente al centro di questo processo di innovazione>>.

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