Una delle riflessioni più importanti del XXIV Convegno Nazionale AIIC si è concentrata sul difficile equilibrio tra innovazione e sostenibilità, intesa in chiave economica certamente, per la quale occorre coniugarla all’appropriatezza, ma anche in chiave green, in quanto l’innovazione impatta sull’ambiente, rischiando di “ridurre salute”.
In un momento in cui la sanità sta vivendo un processo di radicale trasformazione guidato dall’innovazione e dal digitale, uno degli scogli maggiori rimane la sostenibilità, ovvero la capacità di trovare un giusto punto di equilibrio tra innovazione e sostenibilità, economica, organizzativa, di processo, ma anche ambientale.
Il XXIV Convegno Nazionale AIIC ha rappresentato l’occasione per una riflessione strutturata sull’argomento.
Coniugare sostenibilità e appropriatezza
Mentre si attende la pronuncia sul tema Payback, Massimo Giuseppe Barberio, coordinatore del Gruppo di lavoro dei diagnostici di Assobiotech, ha dichiarato che «i tempi sono maturi per accelerare una spinta interna alle organizzazioni, che operano nel mondo della salute, che faccia emergere tra gli obiettivi condivisi anche quelli legati alla sostenibilità.
Diventa necessario coniugare sostenibilità e appropriatezza, usando come collante le tecnologie innovative che contribuiscono ad aumentare le possibilità di cura per un numero sempre maggiore di pazienti e allo stesso tempo riducono significativamente il costo complessivo di gestione di determinate patologie».
Innovazione e green
L’innovazione si lega, però, indissolubilmente anche al tema del green, in quanto le nuove tecnologie impattano in modo significativo sull’ambiente. Pertanto, se la loro introduzione è finalizzata a migliorare la salute dei cittadini, l’impatto ambientale delle stesse rischia poi di sottrarre salute.
Proprio in tal senso il tema del green deve essere inserito come prerequisito anche nei bandi di gara delle tecnologie per la salute, un tema questo che ha avuto un recepimento maggiore nei Paesi nordeuropei in cui ormai la sostenibilità ambientale conta per il 30% dei requisiti tecnici di un bando.
Preme difatti ricordare che la sanità globale produce il 4,4% di emissioni di CO2, con un impatto superiore a quello del trasporto navale e aereo messi insieme, e che ogni anno si contano 4,2 milioni di decessi dovuti all’inquinamento e ad altre problematiche connesse al pianeta e al cambiamento climatico.
Dalle valutazioni HTA all’introduzione nei LEA
«Per quanto concerne l’accesso all’innovazione tecnologica, noi abbiamo visto con grande favore l’ingresso e la definizione del Piano nazionale HTA che, per la valutazione delle innovazioni tecnologiche è, noi riteniamo, lo strumento giusto. Però, a fianco di questo Piano, ci deve essere anche la certezza che poi l’innovazione che abbia avuto un parere positivo, trovi spazio adeguato nei LEA», ha sottolineato Fernanda Gellona, direttrice generale di Confindustria Dispositivi Medici.
Necessario un ripensamento culturale
«La sostenibilità dell’innovazione va ripensata. Spesso ci fermiamo all’aspetto puramente economico perché è quello probabilmente più comprensibile a tutti, però ci sono tanti driver che controllano l’innovazione e quindi è chiaro che la sostenibilità non è solo da pensare in chiave economica, ma è anche di processo, perché ogni nuova tecnologia comporta modifiche ai processi che sottintendono l’esigenza di un diverso modo di lavorare e quindi aver bisogno di avviare una nuova formazione.
Occorre pertanto un nuovo approccio culturale in cui finalmente concordiamo tutti sul fatto che il driver dell’innovazione tecnologica sia multidisciplinare e comprenda pertanto i molti fattori – economici e non solo – che danno nuovo significato alla parola sostenibilità», ha concluso l’ing. Umberto Nocco, presidente AIIC.