L’edizione 2019 del Global Burden of Disease (http://www.healthdata.org/news-release/lancet-latest-global-disease-estimates-reveal-perfect-storm-rising-chronic-diseases-and) mostra un costante aumento delle malattie croniche nel mondo, correlato a un insuccesso del tentativo dei sistemi sanitari mondiali di arginare alcune condizioni che ne favoriscono l’insorgenza, come il fumo di sigaretta, alti livelli di glucosio nel sangue, alta pressione arteriosa, obesità e abuso di alcol, elementi che hanno-fornito terreno fertile al Covid. La parte italiana dello studio è stata coordinata dall’Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste.
«Il quadro italiano è in linea con questi sviluppi, che si stanno accentuando nel tempo», dichiara Lorenzo Monasta, epidemiologo dell’Irccs triestino. «Possiamo vedere che l’impatto dei fattori di rischio si riversa principalmente su patologie croniche non trasmissibili. La crisi economica ha sicuramente accentuato comportamenti di salute sbagliati: diete sbilanciate ricche di grassi e zuccheri, fumo e alcol possono dare effettivamente un senso di appagamento, come suggerisce il termine inglese che li definisce comfort foods».
Monasta evidenzia poi come queste cattive abitudini che tanto impattano sulla sanità nazionale e non solo più diffuse nelle fasce più deboli della popolazione.
«La salute della popolazione è strettamente associata al benessere della popolazione stessa.
I fattori di rischio maggiormente presenti tra gli italiani e, più in generale, a livello globale – conclude l’autore – sono tutti prevenibili, ragion per cui dovrebbero essere impiegati maggiori sforzi da parte delle politiche internazionali per investire nella prevenzione, così da rendere possibile un comportamento più sano per tutti, diminuendo di conseguenza i costi dei sistemi sanitari nazionali».
Il Global Burden of Disease è condotto dall’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington e coinvolge 204 Paesi, tra cui l’Italia.
Stefania Somaré