In occasione di un evento dedicato allo screening della popolazione per combattere l’Hcv si è parlato della necessità di avviare un confronto aperto tra gli stakeholder chiave (clinici, istituzioni, associazioni pazienti) sull’epatite C, per condividere elementi fondamentali e ruoli nell’organizzazione dello screening della popolazione, per contribuire a uno sviluppo efficace ed efficiente dei piani regionali, per approfondire strumenti e piani di diagnosi e prevenzione per combattere l’Hcv.
Una sfida sanitaria d’interesse mondiale
L’infezione cronica causata dal virus dell’epatite C, infatti, rappresenta in Italia e nel mondo una delle principali cause di morbosità e mortalità correlate a malattie del fegato. In Italia, dagli studi disponibili, è possibile stimare una prevalenza dell’Hcv pari all’1% della popolazione, circa 500.000 italiani.
Il tema dell’eradicazione dell’Hcv si inserisce nel quadro più generale della lotta alla diffusione delle epatiti virali, come da indicazioni dell’OMS.
«L’eradicazione dell’epatite virale C è una delle più grandi sfide sanitarie attuali perché, se la patologia non viene precocemente diagnosticata e trattata, ha un’evoluzione inesorabile verso la cronicità, influendo significativamente sulla qualità di vita dei pazienti», ha detto Antonio Tomassini, presidente dell’associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione.
Gli investimenti previsti per gli screening
Per ridurre il sommerso, cioè quella parte di popolazione portatrice del virus, ma non ancora individuata, e migliorare l’accesso alle terapie, nel febbraio 2020, il Governo ha stanziato 71,5 milioni di euro in via sperimentale, per gli anni 2020 e 2021, per garantire uno screening gratuito per l’infezione da epatite C, coinvolgendo la coorte dei pazienti nati tra il 1969 e il 1989, quelli seguiti dai Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD) e i detenuti in carcere, indipendentemente dalla coorte di nascita e dalla nazionalità.
Tuttavia, i temi della sensibilizzazione, organizzazione dei percorsi di cura e prevenzione, nonché il miglioramento dei flussi informativi, rimangono ancora gli elementi chiave del dibattito, sui quali è necessario un intervento omogeneo e coordinato.
Gli effetti della pandemia da Covid-19
«Prima dell’avvento della pandemia, l’Italia rappresentava uno dei nove Paesi al mondo in grado di raggiungere gli obiettivi dettati dall’Oms, sia per quanto riguarda il trattamento della patologia ma anche per l’attività di screening.
In questo scenario si colloca lo stanziamento di oltre 70 milioni da parte del Governo», ha spiegato Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit e professore di Malattie Infettive. «In questi ultimi due anni», ha proseguito, «le Regioni si sono impegnate ad attuare quanto emanato, tuttavia, le campagne di screening sulla popolazione sono state sporadiche e con una moderata efficacia sostanziale».
«Solo alcune Regioni hanno avviato procedure operative di screening per l’Hcv sulla popolazione generale e popolazioni chiave, nonostante questo rappresenti l’unico strumento altamente costo-efficace per scoprire il sommerso e per raggiungere l’obiettivo dell’Oms di eliminazione dell’epatite C», ha sottolineato Loreta Kondili, medico ricercatore presso il centro nazionale per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile della piattaforma italiana per lo studio delle terapie delle epatiti virali.
«Per eliminare l’Hcv», ha precisato, «un virus oncogeno responsabile di circa il 70% degli epatocarcinomi in Italia, è indispensabile attuare in tutte le Regioni un piano di screening con metodi organizzativi più efficienti e reattivi basato su adeguata sensibilizzazione e comunicazione della popolazione e del personale sanitario sia per il controllo di malattia che per la riduzione delle infezioni».
A oggi, si legge nel comunicato stampa diffuso dopo l’iniziativa, soltanto Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Molise, Abruzzo, Basilicata e Valle d’Aosta hanno avviato procedure operative di screening Hcv. Altre Regioni, come il Lazio, attualmente hanno solo adottato una delibera regionale per implementare il programma di screening, nonostante la lotta contro l’Hcv rappresenti una sfida attuale per tutti i Sistemi Sanitari Regionali.
Tempi rapidi nell’identificazione dell’infezione grazie ai test disponibili
«Esistono varie tipologie di test che consentono la ricerca degli anticorpi Anti-Hcv (Hcv Ab) in diversi campioni biologici: prelievo venoso, sangue capillare, saliva. Nel decreto attuativo sullo screening Hcv, per la coorte dei pazienti nati tra il 1969 e il 1989, in caso di positività al test sierologico di screening, utilizzando lo stesso campione, si può verificare la presenza dell’agente patogeno mediante la ricerca o dell’antigene Hcv (Hcv-Ag) o del genoma del virus con il test molecolare Hcv Rna Pcr.
Questo consente di avere risultati in tempi molto rapidi, e in caso di positività, indirizzare i soggetti ai centri specialistici per completare il percorso diagnostico a cui farà seguito il trattamento terapeutico», ha affermato Sandro Grelli, professore di Microbiologia Clinica dell’Università di Roma.
La crisi sanitaria globale causata da Covid-19 ha di sicuro complicato la lotta contro le altre malattie e la loro prevenzione. Emerge, infatti, da dati nazionali una drastica riduzione delle attività ambulatoriali di epatologia e una riduzione dell’erogazione dei relativi trattamenti antivirali.
Dilatare i tempi della sperimentazione e allargare la platea
«La pandemia purtroppo non è finita e, al fine di prevenire ulteriori rallentamenti causati da nuove ondate di varianti virali, è necessario prevedere un allargamento ad ulteriori canali di screening anche al di fuori delle strutture pubbliche come, per esempio, le farmacie e/o laboratori convenzionati privati.
Se non ci dotiamo di un piano alternativo, lo screening si potrebbe bloccare e, in alcune Regioni, potrebbe anche non iniziare», ha detto Ivan Gardini, presidente nazionale EpaC. «Infatti, solo il 30% delle Regioni è partito con uno screening attivo sulla popolazione generale», ha precisato Gardini, «quindi è evidente che la deadline fissata per il termine dello screening sperimentale al 31 dicembre 2022 è inadeguata e va posticipata almeno a dicembre 2023.
Infine, va anche ampliata la platea di popolazione generale coinvolta nello screening, quantomeno la fascia di popolazione più anziana, con età superiore ai 50 anni, poiché – proprio in quella fascia di popolazione – si annida la maggior parte delle infezioni occulte, così come le malattie più avanzate. Per questo motivo, EpaC ha richiesto alla Commissione di Valutazione dei Lea l’introduzione di test gratuiti per l’epatite C in tutta la popolazione maggiorenne, iniziativa in linea con la strategia Oms di eliminazione dell’infezione da epatite C».
Il convegno, realizzato su iniziativa della senatrice Annamaria Parente, ha rappresentato un importante momento di condivisione e dibattito, rendendo evidente la necessità, per tutte le Regioni, di adeguarsi a sistemi organizzativi più funzionali e il ruolo cruciale che le stesse rivestono nella comunicazione e sensibilizzazione in tema di Hcv.
Chiara Cominoli