Secondo i risultati del rapporto Univadis Medscape solo il 40% dei medici interpellati è entusiasta dei cambiamenti che l’IA potrà apportare al settore medico, mentre il 18% è preoccupato.
L’intelligenza artificiale applicata alla medicina può contribuire, secondo molti esperti, a migliorare i percorsi di cura dei pazienti attraverso una maggiore personalizzazione, ma non solo.
Gli algoritmi di IA possono effettuare, per esempio, un primo screening delle immagini diagnostiche per sottoporre al clinico solo quelle sospette per un ulteriore passaggio di valutazione, riducendo così i carichi di lavoro del personale sanitario.
Anche la prevenzione potrebbe trarre vantaggio dall’IA attraverso la stratificazione della popolazione in fasce di rischio per una determinata malattia, consentendo così di stabilire percorsi preventivi individualizzati e più efficaci.
A conti fatti, si potrebbe quindi ottenere una migliore gestione delle risorse, umane e finanziarie, aumentando la sostenibilità del sistema salute nel suo insieme. Come per ogni innovazione, però, l’IA può anche spaventare, sollevando per esempio dubbi di ordine etico.
Per questo occorre capire qual è l’opinione che i medici hanno dell’IA, perché saranno loro a doverla accogliere nella propria pratica clinica e farla diventare uno strumento operativo.
Per sondare la percezione che i medici hanno di questa innovazione tecnologica, Univadis Medscape Italia ha condotto un’indagine su un campione di 1133 medici, nel 64% dei casi uomini. Vediamo i risultati ottenuti.
Cartelle cliniche e fase diagnostica
Secondo quanto riportato, l’IA sarebbe ben accolta dal 41% del campione: una cifra significativa, se si pensa che questa innovazione è giunta da poco nella pratica clinica. Nella fattispecie, degli interpellati c’è chi usa strumenti di IA per fare ricerche su patologie specifiche (21%) e chi, invece, per ragioni amministrative (11%).
Tra questi ultimi, un 6% ha già provato a usare la IA per sintetizzare la cartella clinica elettronica del paziente prima di una visita. In questo primo 40% c’è poi chi si dice favorevole all’avvento dell’IA in ambito diagnostico per migliorarne velocità e precisione (66%). C’è chi, però, teme che la nuova tecnologia possa togliere autonomia al giudizio del medico.
Infine, la gran parte degli interpellati (63%) è convinto che l’IA ridurrà gli errori medici imputabili al clinico. Ma cosa dice la restante parte del campione? Un 40% si dice al momento neutrale, non avendo ancora le idee chiare, mentre il 18% si dichiara proprio dubbioso.
Gli ostacoli da superare
Spiega Daniela Ovadia, direttrice di Univadis Medscape Italia e autrice del report: “le opinioni dei medici risultano invece più discordanti in relazione alla comunicazione con i pazienti, un aspetto particolarmente sensibile della professione medica che molti professionisti temono possa essere compromesso dall’uso eccessivo di tecnologie automatizzate”.
Altro tema caldo riguarda la regolamentazione dello strumento e la presenza di supervisione, chieste a gran voce almeno dall’85% dei medici che hanno partecipato alla survey.
Accanto a questi, c’è la richiesta di garanzie per la sicurezza della privacy (55%). Evidenziare queste perplessità è imperativo per creare un ambiente positivo e favorevole alla implementazione dell’IA.