Migliorare la qualità di vita del paziente oncologico o con patologia nefrologica ospedalizzato: questo l’obiettivo principale del progetto di Pet Therapy avviato all’interno dell’Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza.
Grazie al rapporto con l’animali il paziente, e i suoi famigliari, possono tornare a provare curiosità e desiderio di relazione, imparando nel contempo a guardare all’ospedale e al suo personale in modo diverso: non di rado, infatti, il paziente tende ad associare il dolore provato alle terapie ospedaliere, a medici e infermieri, il che inficia il suo benessere.
Il progetto prevede l’interazione dei pazienti con il cane, una volta la settimana, per un tempo di circa due ore e mezza, sempre in presenza di coadiutori afferenti all’organizzazione non profit Dog4Life Ets di Meda. L’incontro è previsto al letto del paziente, quindi nelle camere di degenza.
Perché proporre la pet therapy? La letteratura conferma che gli animali possono aiutare a sentirsi meno soli, combattere la depressione, ridurre ansia e stress dati dal ricovero e favorire il sonno, oltre che garantire svago e distrarre dal dolore.
Inoltre, grazie a questi incontri si possono generare ricordi positivi che poi aiuteranno il paziente nei successivi ricoveri. Obiettivo finale, prendersi cura del paziente in modo olistico, tenendo conto anche della sfera psico-emotiva.
Incontri per operatori sanitari
Il progetto del San Gerardo coinvolge anche il personale sanitario, con incontri settimanali direttamente nei locali a esso dedicati. Vivere quotidianamente l’ospedale può essere difficile anche per medici e infermieri, che possono sentirsi caricati a livello emotivo dalle esperienze dei pazienti.
Una situazione che può essere affrontata con efficacia con la pet therapy: la Letteratura sottolinea infatti che la relazione con l’animale in corsia riduce lo stress e la fatica emotiva, contribuendo a un aumento della motivazione e a un miglioramento del morale.
Spiega Claudio Cogliati, presidente della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori: “è fondamentale l’attenzione al paziente ricoverato ma anche al personale che tutti i giorni affronta la difficoltà di non cadere nel burnout così come per i famigliari del ricoverato.
Il cane in particolare è capace di suscitare sentimenti positivi e chi ha un cane in famiglia lo ha sperimentato”.
Gli esiti di questa parte del progetto saranno raccolti in uno studio clinico condotto insieme alla Psicologia Clinica dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Perché scegliere il cane?
In parte la risposta è insita nelle parole di Cogliati: il cane sa suscitare sentimenti positivi. Ci sono poi delle motivazioni più tecniche: i cani sono generalmente affettuosi e si fanno toccare anche da estranei, il che facilita il rapporto con i pazienti. Ed è proprio il contatto l’ingrediente magico della pet therapy.
Quando si è ricoverati in ospedale spesso si perde il piacere del contatto fisico, forse con l’eccezione dei momenti in cui si viene visitati dai parenti. E sottolineo forse, perché le nostre convenzioni sociali non solo impediscono il contatto con gli estranei, ma anche con i propri cari, se in pubblico.
I cani escono da queste convenzioni e possono riportare il calore del contatto ai pazienti. Inoltre, a differenza di altre specie, il cane comprende e usa la comunicazione non verbale per relazionarsi con altri cani e con l’essere umano.