Il QuantiFERON-Plus è un test che, con un semplice prelievo ematico da sangue periferico, misura la capacità dei linfociti di un individuo di produrre Interferon gamma quando stimolati da antigeni tubercolari, ed è caratterizzato da più elevata sensibilità e specificità rispetto al QuantiFERON, suo predecessore, soprattutto nei pazienti più fragili.
Si parla di tubercolosi quando un individuo ha in corso un’infezione da bacillo tubercolare e ne presenta i classici segni e sintomi, quali febbre, tosse e polmonite. Si stima, però, che fino a un terzo della popolazione mondiale abbia un’infezione tubercolare latente: condizione caratterizzata da un pregresso contatto con il bacillo tubercolare che il sistema immunitario è stato in grado di contenere ma non di eradicare.
È opportuno sottolineare che, in caso di eventi che comportano una riduzione delle difese immunitarie, un’infezione tubercolare latente può riattivarsi e progredire verso la tubercolosi attiva. Tale circostanza si verifica nel 10-15% dei casi e alimenta la catena di trasmissione del contagio.
Si profila così l’importanza di diagnosticare e trattare un’infezione tubercolare latente per prevenirne l’evoluzione verso la malattia attiva.
In questa videopillola il dott. Danilo Buonsenso, pediatra presso il reparto di Malattie Infettive pediatriche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, spiega perché e come riconoscere gli individui con infezione tubercolare latente con particolare riguardo al test QuantiFERON-Plus.
La diagnosi
Poiché le persone con infezione tubercolare latente sono del tutto sane, l’unica strategia per identificarle è il ricorso a un test diagnostico, cutaneo o ematico.
A tale scopo, storicamente, si utilizza il test di Mantoux, che prevede un’iniezione intradermica di tubercolina seguita dalla valutazione, a distanza di 48-72 ore, dell’eventuale reazione cutanea, suggestiva della risposta cellulo-mediata agli antigeni tubercolari.
Questo test, però, presenta numerosi limiti, a partire dalla falsa positività nei soggetti che sono stati vaccinati con BCG o sono venuti a contatto con altri micobatteri ambientali.
Una strategia alternativa è pertanto l’utilizzo di un test ematico: il Quantiferon e il QuantiFERON-Plus, di ultima generazione, sono i più noti e studiati a livello mondiale. Attraverso un semplice prelievo di sangue periferico, questi test valutano la capacità dei linfociti di un individuo di produrre interferon gamma in risposta alla stimolazione con antigeni tubercolari: la produzione di interferon gamma indica che l’individuo è entrato in contatto con il micobatterio tubercolare ed è affetto da un’infezione tubercolare latente o, in caso di presenza di segni e sintomi di malattia, da tubercolosi attiva.
QuantiFERON-Plus: prerogative distintive
Il QuantiFERON-Plus, grazie a una tecnologia avanzata, è ora ottimizzato per restituire una valutazione più completa dell’assetto immunitario: consente, infatti, di studiare la risposta sia dei linfociti T CD4+ sia dei linfociti T CD8+, dei quali studi recenti hanno comprovato il coinvolgimento nell’infezione tubercolare latente o attiva anche nei pazienti fragili (per esempio quelli affetti da HIV e anziani).
La letteratura conferma quelle che sono le performance del QuantiFERON-Plus in scheda tecnica ossia una sensibilità superiore del 94% (95.3%) e una specificità superiore al 97% (97.6%).
Uno studio pediatrico multicentrico europeo su un’ampia casistica (Clin Chem Lab Med. 2023; 61:2067-2075) ha, inoltre, documentato che QuantiFERON-Plus, in confronto con la diagnostica tradizionale, è particolarmente sensibile per le forme più gravi di malattia, come la meningite tubercolare e la tubercolosi miliare.
Un ulteriore aspetto da considerare, infine, è che la quota di sangue aggiuntiva richiesta per la quarta provetta del QTF-Plus è minima, il che consente il suo impiego anche nei bambini più piccoli.
Progetto realizzato grazie al contributo non condizionante di Diasorin