Nell’imminenza dell’inizio dei lavori che cambieranno il volto della sanità trevigiana, approfondiamo gli aspetti di maggiore interesse del percorso progettuale, sviluppato impiegando l’innovativa metodologia BIM.
L’arch. Roberto Lapi, Amministratore e Direttore tecnico di L+Partners, è il coordinatore del gruppo di progettazione che comprende anche Pool Engineering, Steam e Studio Architetto Toni Follina: «si tratta di un intervento del valore di circa 250 milioni di euro, che vede protagonista del project financing la società concessionaria Ospedal Grando, guidata dall’australiana Lendlease e partecipata dalle imprese Carron cav. Angelo Costruzioni Generali e Bilfinger Sielv Facility Management.
Il percorso progettuale è stato caratterizzato da una stretta collaborazione con la direzione aziendale, i professionisti e i tecnici dell’Ulss 2, con l’obiettivo di trovare risposte efficaci e soddisfare non solo le esigenze clinico-sanitarie, ma anche quelle legate alla qualità degli spazi, alla dotazione di servizi e tecnologie e alle complessità insediative, ambientali e operative che caratterizzano l’area d’intervento».
Le macroaree ospedaliere
I lavori interesseranno un ospedale esistente: quale sarà il nuovo assetto della Cittadella delle Salute?
«Il nome stesso definisce il futuro ospedale come una vera e propria città nella città. Abbiamo condotto un’attenta analisi della consistenza fisica e ambientale dell’ospedale, delle attività presenti e previste, come anche delle esigenze e dei requisiti da soddisfare, individuando una serie di macroaree specialistiche che saranno ospitate sia nei volumi di nuova realizzazione, sia in alcuni degli edifici esistenti previa ristrutturazione.
In questo modo abbiamo riallocato e ottimizzato tutte le attività in ambiti spazio-funzionali opportunamente dimensionati e collegati fra loro, in modo da prevedere la dismissione e la conseguente demolizione degli edifici attualmente situati in prossimità dell’alveo del Sile, creando al contempo un parco urbano prossimo all’ospedale.
La macroarea ospedaliera è stata riorganizzata e compattata facendo perno su due degli edifici esistenti – i padiglioni A01, che già accoglie il Pronto soccorso, e A04, un fabbricato in linea destinato a ospitare le degenze diurne e le attività ambulatoriali – entrambi attestati sulla viabilità locale che collega l’ospedale alla città.
I nuovi corpi edificati si affiancano a quelli esistenti, creando un’unica grande struttura articolata lungo la main street – una galleria pedonale plurilivello che, oltre a permettere lo spostamento dei pazienti esterni e dei visitatori all’interno dell’ospedale, consentirà collegamenti diretti per tutti i flussi sanitari e tecnici indispensabili al funzionamento del nuovo complesso.
Il progetto prevede inoltre la creazione di nuovi parcheggi posti in prossimità della nuova piazza dell’ospedale, dalla quale prende origine il percorso coperto che condurrà nel cuore dell’ospedale, e la riorganizzazione della rete stradale viabilistica e pedonale, in modo da connettere l’ospedale con:
la macroarea tecnologica e logistica di nuova realizzazione completa di un edificio interamente dedicato ai servizi 118 ed elisoccorso, situata in un’area a sud rispetto al nuovo ospedale e oggi parzialmente occupata;
con le macroaree della formazione e amministrativa, che saranno accolte prevalentemente in fabbricati riadattati alle specifiche esigenze».
Fasi e sostenibilità
Quali saranno le fasi di realizzazione del progetto?
«Le opere propedeutiche attualmente in corso rispondono al duplice obiettivo di predisporre l’area che sarà occupata dal cantiere dell’edificio A29, il più grande previsto dal progetto, e di permettere lo svolgimento dell’attività clinica negli edifici contigui, durante i lavori, in soddisfacenti condizioni ambientali – spiega l’arch. Roberto Lapi, responsabile della progettazione funzionale ed edilizia della macroarea ospedaliera.
Successivamente inizieranno i lavori per la realizzazione della macroarea tecnologica (Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica con eliporto, i magazzini e le centrali tecnologiche) e dell’edificio A29, che ospiterà le principali attività diagnostiche e terapeutiche, gran parte delle nuove degenze e tutti i servizi sanitari e generali del nuovo ospedale.
L’attivazione dell’A29 permetterà di liberare molti dei padiglioni esistenti dalle attività attualmente insediate, in particolare l’edificio 02, che sarà sostituito dalla main street e da un ulteriore corpo di nuova realizzazione, anch’esso dedicato alle funzioni cliniche e sanitarie.
Sarà così possibile collegare con la main street anche l’edificio 04, ristrutturato e ampliato, proseguire con gli spostamenti delle funzioni nei nuovi ambienti ospedalieri e procedere con le successive opere di ristrutturazione o demolizione degli edifici esistenti, previste dal piano d’intervento».
«La durata della prima fase dei lavori è prevista in 36 mesi durante i quali saranno avviate anche le lavorazioni propedeutiche alle fasi successive – precisa l’ing. Federica Capone, Assistente al coordinamento delle prestazioni specialistiche. Per il completamento dell’intera macroarea sanitaria e delle altre opere che interessano gli edifici esistenti saranno necessari almeno altri 3 anni.
Un aspetto significativo del progetto consiste nella rispondenza del progetto a specifici criteri di sostenibilità del costruito, secondo il protocollo internazionale LEED (Leadership in Energy and Environmental Design): si tratta del primo ospedale in Italia registrato per la certificazione internazionale».
Progetto, modello, metodo
Quali aspetti metodologici distinguono il progetto della Cittadella della Salute?
«Attualmente stiamo lavorando al completamento del progetto esecutivo – precisa l’arch. Barbara Scandroglio – ma già dal progetto definitivo utilizziamo un sistema BIM (Building Information Modeling) sia per la modellazione sia per la computazione di tutti i principali ambiti disciplinari (architettura, strutture, impianti).
In pratica il progetto è stato sviluppato costruendo un modello tridimensionale virtuale che contiene non solo tutte le forme geometriche utili alla sua rappresentazione, ma anche e soprattutto un grande numero di dati e informazioni relativi ai componenti costruttivi e tecnologici, ai quali possono essere collegati documenti che ne specificano ulteriormente caratteristiche e prestazioni.
Questa metodologia offre molti vantaggi. I progettisti specializzati nelle varie discipline possono lavorare al modello in tempo reale, perciò il processo progettuale si svolge in parallelo, a distanza, anche grazie a sistemi per la progettazione collaborativa online che consentono agli specialisti di confrontarsi e coordinare le rispettive attività. Il modello viene perciò aggiornato quotidianamente, seguendo l’evoluzione del progetto.
Le eventuali interferenze fra i componenti del modello vengono evidenziate dal sistema, permettendone la risoluzione in fase di progettazione e alleggerendo così il cantiere dalla necessità di fronteggiare le stesse problematiche in sede di realizzazione dell’opera. I componenti stessi possono essere parametrati, facilitandone la standardizzazione al duplice fine prestazionale ed economico.
Anche grazie all’interoperabilità con software specialistici, il modello si presta inoltre all’effettuazione di simulazioni del funzionamento dell’edificio, alla computazione rapida dei costi e al loro controllo, alla programmazione delle operazioni costruttive e, in prospettiva, alla stessa gestione e manutenzione del manufatto realizzato, in quanto le relative informazioni possono essere inserite nel modello stesso già in sede di progetto.
In generale, l’impiego del BIM quale “piattaforma operativa” per la progettazione comporta una radicale trasformazione dei processi operativi consolidati e, per la nostra realtà professionale, ha costituito un fondamentale passo in avanti proprio nel caso di progetti complessi, come quelli degli edifici ospedalieri, che permettono di sfruttare ad ampio raggio le notevoli potenzialità di questa metodologia».
Giuseppe La Franca
architetto